Chiesa Betania

Chiesa Betania

Le origini

Le origini della chiesa
La parrocchia di San Lorenzo in Strada è assai estesa, anche se ancora esistono ampie zone di verde nel suo territorio. Un tempo San Lorenzo era una parrocchia tipicamente rurale, con poche villette nella zona del mare. Lo sviluppo vertiginoso del turismo e, conseguentemente, del tessuto urbano ha portato alla nascita di due nuove parrocchie, rispettivamente negli anni ’50 e negli anni ’70: “Gesù Redentore” nella zona Alba e “SS. Angeli Custodi” nella zona intermedia tra la statale 16 Adriatica e l’Alba. La chiesa di San Lorenzo, prima al centro di un vasto territorio che andava dal mare all’interno, si è così trovata quasi al confine della parrocchia stessa. Verso l’interno, invece, lungo la vecchia stradina che porta a Coriano e che negli anni ’70 è stata notevolmente allargata (l’attuale viale Veneto), per molti anni è stato conservato l’antico aspetto di zona rurale, con case sparse e con qualche agglomerato di casine (i cosiddetti “ghetti”). A circa 3 km da San Lorenzo, quasi al bivio con la strada provinciale che collega Rimini a Coriano, c’era uno di questi “ghetti”, chiamato “e ghet ad Marein” e in seguito, più pomposamente, “Osteria nuova”. All’inizio erano poche case coloniche, poi – verso gli anni ’60 – la zona è andata man mano popolandosi, spesso grazie all’inserimento di famiglie provenienti dalle Marche e, soprattutto, dalla provincia di Ascoli Piceno. Fu così che, nel 1968, i preti di San Lorenzo sentirono l’esigenza di edificare un luogo di culto, succursale della chiesa parrocchiale. Nel frattempo era stata costruita una scuola elementare, per accogliere i numerosi bambini della zona. Quasi di fronte alla scuola di viale Veneto, nel campo della famiglia Guidotti, fu così collocata una struttura prefabbricata, semplice e disadorna, per essere un punto di riferimento religioso. Furono anni pionieristici e gloriosi, densi di iniziative per fare di quelle famiglie che erano venute da diversi posti, una comunità. Anche l’attuale parroco di San Lorenzo, allora seminarista adolescente, veniva nei fine settimana con la chitarra per guidare i canti alla Messa e per fare giocare i bambini nel parco delle scuole elementari.

Gli sviluppi
Negli anni ’70 la situazione restò pressoché invariata. La piccola comunità di “Osteria nuova” cresceva di numero e come comunità, grazie alla cura pastorale di don Piergiorgio, don Claudio Signorini e, in seguito, di don Giovanni Tonelli; anche i seminaristi, presenti in parrocchia, si adoperavano soprattutto per l’animazione dei bambini e dei ragazzi. La chiesa cominciava ad essere piccola, anche perché nel frattempo era aumentata la popolazione. Si cominciava a pensare ad una struttura più grande e più stabile. La svolta avvenne verso la metà degli anni ‘70 quando don Mario Molari, allora parroco a Mater Admirabilis a Riccione, acquistò e donò alla parrocchia di San Lorenzo un appezzamento di terreno in viale Lodi, in un luogo forse un po’ decentrato e ai confini della parrocchia verso Coriano, Casalecchio e San Salvatore. Su quel terreno sarebbe stata costruita in seguito non solo l’attuale chiesa “Betania”, ma anche la casa famiglia dei bambini. Verso il 1975 si smontò il prefabbricato dalla vecchia sede in viale Veneto e si rimontò sul terreno donato alla parrocchia, allungandolo di qualche metro. L’idea di ingrandire la chiesa andò pian piano concretizzandosi e attorno ad essa si riuscì a coagulare molta gente. Nel frattempo era sorta la “Festa di primavera”, momento di ritrovo e di socializzazione per le persone del quartiere, che veniva svolta sul piazzale dell’attuale chiesa. All’inizio degli anni ’90 il prefabbricato venne praticamente raddoppiato, con una nuova struttura in muratura che inglobò la vecchia chiesina. Era stato ammirevole vedere molte persone che, volontariamente, davano parte del loro tempo per lavorare alla nuova struttura e altre che indirettamente, attraverso varie iniziative, reperivano fondi per finanziare l’opera. Davvero la chiesa di Betania è stata costruita con l’apporto della popolazione locale. Rispetto alla vecchia struttura, la novità principale era costituita dalla parte in muratura, separata dal vano chiesa da un pannello scorrevole in legno, usata per momenti di festa e per le attività di catechesi. Insomma, la vecchia chiesina si era trasformata in centro parrocchiale polivalente. Nella nuova chiesa fu celebrato qualche matrimonio, si diede l’ultimo saluto a diverse persone defunte della zona, si celebrava la Messa di Prima Comunione per i bambini ecc. Pian piano era diventata, insomma, una “quasi-parrocchia”, seguita da don Giovanni Tonelli che fungeva praticamente da parroco.

Il nome
Se la vecchia chiesina non aveva un nome proprio, per la nuova struttura si pensò ad un titolo. Fu scelto non il nome di qualche santo (come normalmente avviene) e neppure un titolo mariano o un mistero della vita di Gesù, ma il nome di una località evangelica: Betania. Perché questa scelta?
La zona di campagna tra l’autostrada e l’agglomerato di “Osteria nuova” si andava inurbando: all’inizio degli anni ’90 è sorto in quella zona un nuovo quartiere, attorno all’attuale piazza Pertini, e centinaia di famiglie giovani sono venute ad abitare in parrocchia. Betania è il luogo in cui Gesù si riposava dalle sue fatiche apostoliche ed era accolto come ospite gradito in casa dei suoi amici Lazzaro, Marta e Maria. Scegliendo il nome “Betania” per la nuova chiesa si è voluto così sottolineare che nelle nuove famiglie che venivano ad abitare nella zona era lo stesso Gesù che doveva essere accolto: appunto, “Gesù nostro ospite”.

La casa famiglia e il nuovo assetto della chiesa
Nel 1994, con l’arrivo di don Tarcisio come parroco di San Lorenzo, fu possibile iniziare la costruzione della nuova casa famiglia dei bambini, prima collocata in viale Veneto in un ambiente in affitto. La nuova casa famiglia, costruita dietro la chiesa Betania, è stata il frutto della collaborazione delle parrocchie di Riccione e dell’azione di tanti volontari, anche laici, che si sono adoperati in mille modi per quest’opera di solidarietà verso i più piccoli e bisognosi. Il 2 ottobre1994 fu posta la prima pietra della nuova costruzione, progettata dall’architetto Livio Lepri e nell’autunno 1995 fu solennemente inaugurata dal vescovo di Rimini, mons. Mariano De Nicolò. Negli ambienti del seminterrato, gestiti dalla parrocchia di San Lorenzo, si sono potute ricavare alcune sale per la catechesi e per i momenti di festa e di socializzazione. In tal modo è stato possibile adibire tutto l’ambiente chiesa ad aula liturgica, togliendo lo scomodo pannello scorrevole. La chiesa è stata in seguito ulteriormente arredata con nuove panche e con la sistemazione dignitosa della zona del presbiterio. Il tabernacolo, donato da don Renzo Rossi, allora parroco a San Salvatore, proveniva dalla vecchia chiesa di Torre Pedrera, ed era quello davanti al quale pregava la venerabile Carla Ronci. Anche Giovanni Paolo II, nella sua visita a Rimini nel 1982, si fermò a pregare davanti a questo tabernacolo, allora nella cappella privata dal vescovo mons. Locatelli.

Betania oggi
Tante cose sono cambiate. Ci sono stati anche momenti di difficoltà e di crisi, dovuti in parte al fatto che don Tarcisio è rimasto solo a San Lorenzo e quindi non può più seguire le zone come era possibile fare un tempo, quando c’erano tre sacerdoti ed alcuni seminaristi. Anche la festa di primavera è stata sospesa per un anno. Poi è rinata nella nuova zona di Betania, attorno al parco in cui è stata collocata la statua di Padre Pio. Alcune persone un tempo attivissime nella zona hanno passato il testimone ad altre, subentrate in seguito e provenienti dalla nuova zona. E’ però rimasto un nucleo di operatori pastorali della prima ora, testimonianza vivente della storia bella e avvincente nella sua semplicità di questa zona della parrocchia. A livello pastorale in questi anni si è lavorato per unire maggiormente la parrocchia, anche a costo di sacrificare qualche attività che prima veniva fatta nelle zone. Però Betania è rimasta viva, vero luogo di accoglienza di Gesù nostro ospite nelle persone dei piccoli, dei poveri e delle famiglie che si sono inserite e che ancora si inseriranno in questa zona della parrocchia, un tempo ridente campagna tra i due corsi d’acqua del Rio Melo e del Marano.